Mario Luzi e Carlo Bo
Carlo Bo e Mario Luzi nella Sala del Trono del Palazzo Ducale di Urbino in occasione dei festeggiamenti dei 50 anni di Rettorato, nel 2007. Foto di Paolo Bianchi.

4. Centenario di Mario Luzi 1914 – 2014

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Fanocittà | Centenario di Mario Luzi 1914 – 2014

 

Mario Luzi e Carlo Bo

 

4. LE ‘OCCASIONI’ DI MARIO LUZI TRADUTTORE (Prima parte)

di Carlo Bo

 

Sarebbe curioso ma soprattutto molto utile tentare uno studio sull’importanza delle traduzioni nell’opera dei nostri poeti. In parte è stato fatto ma per casi singoli. Invece una valutazione più generale ci consentirebbe uno sguardo critico molto più ampio, tale da suggerire rapporti, conseguenze e distanze,o, meglio una rete critica di grande valore. Ci sembra superfluo ricordare qui i casi di Ungaretti e Montale, tanto per restare in un ordine di tempo abbastanza composto, a maggior ragione appare inutile ricordare Quasimodo che dell’arte della traduzione ha fatto una parte viva della sua poesia.

 

 

La personalità della traduzione

 

Passiamo agli uomini della generazione successiva, ebbene anche in questi casi la traduzione è stata uno strumento assoluto di individuazione: non si capirebbe Sereni senza Char, Landolfi senza i russi e Mario Luzi senza Coleridge e i francesi. Caso mai, per completare il panorama dovremmo citare almeno un caso alla rovescia, quello di Leone Traverso che ha soffocato la sua prima ispirazione per dedicarsi interamente all’arte della traduzione e ci ha lasciato un libro memorabile che raccoglie le intenzioni e le speculazioni di moltissimi altri: un vero e proprio lavoro sussidiario che ha permesso amplificazioni e soluzioni che altrimenti non ci sarebbero state.

 

 

La tesi Mauriac

 

Torniamo a Luzi e intanto vale la pena di chederci perché Racine? Che cosa lo ha portato a Racine? Qui l’indagine sarebbe abbastanza complessa e lunga: ci basti ricordare che con molte possibilità di vero ci è arrivato subito, sin dagli anni che preparava con Luigi Foscolo Benedetto la sua tesi di laurea su Mauriac, probabilmente lo avevano preparato Bremond e Valéry e la famosa questione dei rapporti fra poesia e preghiera. Beninteso, quella è la radice più lontana. L’albero è poi cresciuto con il tempo e oggi siamo in grado di vedere meglio l’insieme delle sue postulazioni e delle sue ricerche.

 

 

Rapporto poesia e critica

 

Si legga l’introduzione, è una guida che ci informa non soltanto sulla “Andromaca” ma soprattutto investe l’area più propria della poesia del Luzi e illumina quelli che sono i criteri della sua indagine critica. Non gli si deve chiedere un rapporto di ordine storico, ciò che il lettore può ricavare dall’illustrazione luziana è d’altro genere; la capacità di fondere in un nuovo discorso quanto è stato prospettato prima, quanto è stato accertato dalle precedenti letture. Il discorso per questo motivo è soltanto suo e in tal senso ritorno nell’ambito della lunga speculazione del Luzi sulle ragioni e le manifestazioni della poesia. Che poi è il solo modo per rendere accertabile, attuale il sistema delle approssimazioni che di solito si fermano al dato oggettivo e denunciano una mancanza di organizzazione di fondo.
Come si vede siamo nella grande tradizione della saggistica francese (quella di un tempo non troppo lontano) dove la tensione dello sguardo dell’interprete bastava per superare tutti gli altri ostacoli e rendeva un testo parte integrante di un discorso che va al di là delle forme e delle strutture. Questione d’accento, indirettamente il Luzi ce lo ricorda proprio nella conclusione del suo discorso critico.
1980.

Carlo Bo