Bartolo Ciccardini
Bartolo Ciccardini

20. POST FESTIVAL DIGITALE “VALERIO VOLPINI E LA RESISTENZA” 9 maggio 2014

in Festival Digitale Valerio Volpini e la Resistenza - Fanocittà

20. POST FESTIVAL DIGITALE “VALERIO VOLPINI E LA RESISTENZA”

LE ELEZIONI EUROPEE DEL 25 MAGGIO. PER L’EUROPA “SOCIALE” 

Bartolo Ciccardini

 

 

L’EUROPA SOCIALE

LE LEZIONI EUROPEE SENZA NOI ?

di Bartolo Ciccardini

La grande novità di queste elezioni europee sta nel fatto che per la prima volta il Parlamento Europeo, che uscirà dalle urne del 25 Maggio, eleggerà direttamente il Presidente della Unione Europea, che non sarà più il portavoce dei governi che lo hanno scelto, ma il vero rappresentante istituzionale dei ventotto paesi che formano l’Unione. Un piccolo passo per la burocrazia, ma un grande salto per la politica.

 

Un nuovo sistema bipartitico?

I due candidati dei partiti maggiori, sono, per ora, Jean-Claude Juncker, del PPE (Partito Popolare Europeo) e Martin Schulz,del PSE ( Partito Socialista Europeo).

Si va delineando così un sistema bipartitico che potrebbe essere molto importante per la nascita di un vero e proprio Governo europeo. Siamo quindi ad una svolta molto importante, di cui dovremmo occuparci di più. Ci siamo già lamentati che in Italia le elezioni europee si siano trasformate in una sorta di sondaggio su i consensi di Berlusconi o di Grillo. Ma i sondaggi d’opinione si consumano presto e la realtà politica finirà con l’imporsi. Per ora dobbiamo constatare quanto siamo lontani da quello che accade in Europa.

 

Martin Schuklz candidato del PSE

Matteo Renzi, appena diventato Segretario del Partito Democratico, con il suo cipiglio decisionista ha risolto una vecchia questione: ha fatto aderire il Partito Democratico italiano al PSE, Partito Socialista Europeo, che presenta candidato alla carica di Presidente dell’Unione europea, Martin Schultz.

E’ probabile che moltissimi elettori del PD non sappiano nulla di Martin Schulz e non sarà certo il suo nome ad aumentare il voti del partito di Renzi. A disturbare i rapporti fra Renzi ed il candidato Schultz, è giunto anche un intervento molto inopportuno del candidato socialista, il quale, ricordandosi di essere tedesco, aveva, con poca intelligenza politica, ricordato all’Italia, che prima deve adempiere ai propri compiti, mettere a posto il bilancio, e poi dare dei suggerimenti. A questa uscita Renzi ha giustamente risposto dicendo che l’Italia sta mettendo in ordine i suoi conti non perché ce lo chiede l’Europa, o Martin Schulz, ma perché ce lo chiedono i nostri figli.

 

L’Italia alla Presidenza dell’Unione Eiropea nel secondo semestre

Nel secondo semestre del 2014 l’Italia presiederà il governo dell’Unione. Anche se non è esattamente così, dobbiamo pensare a Renzi come se fosse capo del governo e Schulz presidente della Repubblica. Potrebbe essere una grande occasione per realizzare un programma europeo per la soluzione della crisi economica superando le troppo dure strettezze imposte dalla Merkel, ma né Schulz ha dato prova di grande interesse a questo problema, né Renzi ha avuto il tempo di farsi apprezzare in Europa. Questa dissonanza allontana, ancor di più, se ce ne fosse stato bisogno, tutta la sinistra italiana dal vero contenuto politico delle elezioni europee. Andiamo così ad un’elezione che sa di bipartitismo con il partito italiano aderente al PSE che non è sulla stessa lunghezza d’onda del candidato social democratico europeo.
Non mi meraviglierei se al momento della verifica, ossia al momento della elezione del Presidente Europeo il candidato Schulz dovesse pentirsi amaramente di non aver prestato più attenzione alle vicende italiane senza lasciarsi trasportare da un giudizio così banalmente tedesco della situazione italiana. Del resto queste sono riflessioni tutte teoriche perche ho l’impressione che Renzi, se durerà fino a giugno, guiderà il governo europeo con un Presidente eletto che sarà del PPE.

 

La campagna elettorale europea di Renzi?

In un precedente articolo (http://bartolociccardini.net/2014/03/28/elezioni-europee-un-consiglio-a-renzi/) avevo consigliato a Renzi di fare una campagna elettorale “europea” impegnando tutti i socialisti d’Europa in un forte progetto “antirigidità”. In altre parole, facendo una pressione sulla Merkel, non da “italiano”, ma da “socialista”, per rompere l’accerchiamento che il caso Berlusconi ha creato contro di noi. Ma forse non era realistico pensare che Renzi, impegnato quotidianamente nei capricci italiani, avrebbe potuto occuparsi della campagna europea.

 

Jean-Claude Juncker candidato del PPE

Per una strana specularità la situazione non è migliore nell’altro lato dello schieramento. Il candidato del PPE è il Signor Jean Claude Juncker, Governatore della Banca mondiale dal 1989 al 1995, Jean-Claude Juncker assunse dal 1995 la responsabilità di Governatore del Fondo Monetario Internazionale e di Governatore della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo. E stato presidente dell’Eurogruppo, carica da cui si dimise per protestare “contro le ingerenze franco tedesche”. Già capo del governo del Lussemburgo fin da giovane è presidente del Partito Popolare Europeo. E’ un personaggio carolingio di quell’area franco-tedesca che ha dato molti uomini all’Europa.

 

Juncker e il primo errore della Merkel

Juncker è il candidato della Signora Merkel. Ma questo non sarebbe un difetto, dato che la signora Merkel è la vera leader del Ppe oltre che essere la Cancelliera della più forte tra le nazioni che compongono la Comunità Europea. Il suo difetto più grande è quello di essere il candidato sbagliato della signora Merkel. La Merkel ha realizzato la sua supremazia sul PPE commettendo due gravi errori. Il primo errore è stato quello di prendere il potere in Germania eliminando in malo modo, in maniera ruvida e non del tutto corretta, una personalità politica come Elmuth Khol, grande leader europeo democratico cristiano a tutto tondo. L’attacco fatto dalla Merkel su presunti errori morali di Khol, ha liquidato in modo innaturale la grande politica di Khol. Il grande politico tedesco voleva la Germania dentro una forte Europa perché aveva paura di una Germania troppo potente. Diceva di voler salvare la Germania da se stessa. Era riuscito a raggiungere l’obiettivo, ritenuto da tutti impossibile, dell’unificazione tedesca, dicendo che attraverso l’Europa voleva opporsi ad ogni volontà egemonica rigida ed inflessibile che è sempre stato il lato oscuro del nobile civismo della nazione tedesca. La Signora Merkel, nata ed educata nella Germania orientale comunista, figlia di un pastore protestante, cresciuta nella ostile neutralità della chiesa luterana sopravvissuta nel duro regime comunista, non ha nulla della grande sensibilità europea dei democratici cristiani, Adenauer, De Gasperi e Schumann educati nel cattolicesimo democratico che parlava la lingua delle università tedesche.

 

Secondo errore della Merkel: il PPE a destra

Il secondo errore della Merkel è conseguente al primo: la Merkel ha accettato i partiti conservatori nel PPE tradendo l’essenza intima della Democrazia Cristiana europea. Non è stata solo una sua colpa. Purtroppo ha potuto farlo perché è improvvisamente finita la direzione morale e culturale che la DC italiana aveva saputo dare al PPE.
Ma con la Merkel il Ppe non è solo diventato la destra europea, ma ha perfino accolto nelle sue file con archi di trionfo e disprezzando i democratici cristiani italiani, il partito di Silvio Berlusconi, che ancora oggi è il membro italiano più importante del PPE.

 

L’uscita infelice di Berlusconi

Ora questa contraddizione è venuta al pettine a causa di una uscita infelice di Berlusconi che rimprovera i tedeschi di aver cancellato il ricordo dei lager, cosa incredibile più che stupida, essendo i tedeschi, non i soli ad aver fatto i campi di concentramento in Europa, ma i soli a ricordarlo e a condannarlo.

A questa offesa ha reagito in modo deciso come era giusto la Cancelliera ed in modo ancor più preciso il lussemburghese Juncker, Presidente del PPE. Ma non potevano pensarci prima? E qui appare tutta la sua debolezza.
Elezioni europee e crisi italiana

Alla fine di questa analisi non meravigliamoci se le elezioni europee si sono trasformate in una noiosa rappresentazione della crisi italiana con la irrimediabile decadenza del povero Berlusconi, con la paurosa follia del povero Grillo, con la fatica immane del povero Renzi per tentare di fare riforme in un paese confuso e stralunato.

 

Cosa succederà in Europa?

 

Cosa succederà, allora? In Europa, andrà tutto bene. La Merkel otterrà la sua vittoria, ma dovrà ritirare il suo candidato ed accettare un candidatura forte, probabilmente suggerita dai conservatori inglesi o comunque scelta nell’estremo Nord. Gli italiani saranno danneggiati dal fatto che non ci sarà una forte affermazione del PPE, che non sia berlusconiana. Alfano è alle prime armi e Casini alle ultime.

A sinistra il PSE perderà con il suo candidato Schulz che non sa essere leader, perché non è riuscito a mobilitare un Presidente francese, Holland, in sala di rianimazione ed un promettente Premier italiano in rodaggio, considerato “troppo italiano”.

L’unica speranza è che ritorni a volere l’Europa la Germania vera, quella di Adenauer e di Khol, quella dei democratici cristiani che guardavano con rispetto e con fiducia alla “strana” Democrazia Cristiana italiana, che non riusciva ad essere un partito conservatore e non voleva ammettere i conservatori nel PPE, specialmente se inglesi euroscettici.
Un sintomo buono c’è. I vescovi tedeschi hanno fatto un appello ai cattolici tedeschi per difendere l’Europa “sociale”. La Merkel è avvisata. I Vescovi italiani , invece non hanno ancora fatto appelli per l’Europa.

 

Bartolo Ciccardini