ValerioVolpini1943
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Valerio Volpini e la Resistenza del 28 luglio 1943

in Festival Digitale Valerio Volpini e la Resistenza - Fanocittà

Notizie di e su Volpini, Deli, il lavoro editoriale di scrittori e artisti, e oggi, soprattutto, il racconto del 25 luglio 1943 di – allora – un bambino fanese in una caserma della città, Angelo Sferrazza, giornalista, scrittore per tanti anni in Rai ed ora, in pensione, frequentatore quotidiano per Fanocittà della Sala Stampa del Vaticano.

SOMMARIO:
1. IL DIARIO di mercoledì 28 luglio 1943
2. VOLPINI SULLA LETTERATURA DELLA RESISTENZA di Gastone Mosci
3. VOLPINI SU FENOGLIO E LA POLITICA di Valerio Volpini
4. UNA PASQUA CLANDESTINA: A MONTE GIOVE CON VALERIO VOLPINI di Aldo Deli
5. LA BUSTA GIALLA Il 25 luglio del figlio di un maresciallo di Angelo Sferrazza

 

 

Mercoledì 28 luglio 1943: il diario

(Coll. Gabriele Baldelli, Silvano Bracci, Gastone Mosci, Angelo Paoluzi, Enzo Uguccioni)

FANO. G. Perugini, p. 59: “In conseguenza dei drammatici avvenimenti di questi giorni aumentano le difficoltà morali e materiali. Con effetto immediato viene a cessare ogni attività balneare con la proibizione e la sosta lungo la spiaggia. A Fano un’ordinanza stabilisce l’orario del Coprifuoco: dalle ore 21 alle ore 6 del mattino; nei riguardi dei marinai l’orario della pesca è fissato dalle ore 8 alle ore 18. Noi fanesi con il 1° agosto possiamo acquistare il pesce con la tessera soltanto due volte al mese.”

FANO.
Dalla autobiografia di Ennio Baldelli: “Nell’agosto e settembre 1943 un solo maresciallo tedesco, con alcuni soldati, prese immediatamente il comando della città. Tutte le autorità di Fano dovevano sottostare. Requisirono tutte le armi, meno quelle trafugate a tempo dai nostri Partigiani. In seguito ogni giorno ne arrivarono altri, formando un Comando nella villa di Petrolati. [A] noi vigili, per rimanere armati, il Comando tedesco ne rilasciò un tesserino. Di tanto in tanto, dietro loro richiesta, eravamo costretti [a] rimediare dietro pagamento fieno, paglia ed altro, persino delle biciclette per [la] loro truppa. Allora un giorno il Podestà mi chiamò in ufficio e mi disse: guarda, Baldelli, al Comando tedesco per domani gli dobbiamo consegnare 16 biciclette; cerca di mandare delle pattuglie a requisire le biciclette a coloro che vengono trovati [a] transitare lungo le vie. Quando mi suggerì quest’ordine mi sentii [di] ghiaccio e di andare incontro a una grande responsabilità. Allora io mi sono permesso [di] dire al Podestà: facendo questo oggi, domani che ne sarà di noi? Allora gli suggerii: vi sono una ventina di biciclette che servivano in doazione del Collegio Nolfi, consegnate quasi tutte ad impiegati del comune; ritiriamole e le consegneremo al Comandante. Disse il Podestà [che] questo non lo sapeva. Allora [mi] detti da fare [e] facciamo così. Dopo qualche mese è successo quel che [è] successo. I fascisti si spaccarono in due: una [parte] formarono la repubblica di Salò. Così il Podestà non ha aderito. Però ha dovuto ritirarsi da Podestà, certamente di andare in luoghi sicuri…” (p. 41 s. del manoscritto).

FANO. Il racconto “bambino” del 25 luglio, in chiusura del file di oggi, di Angelo Sferrazza.