Bartolo Ciccardini XXI

25. POST FESTIVAL DIGITALE “VALERIO VOLPINI E LA RESISTENZA” 13 giugno 2014

in Festival Digitale Valerio Volpini e la Resistenza - Fanocittà

24. POST FESTIVAL DIGITALE “VALERIO VOLPINI E LA RESISTENZA”

Ricordo di Bartolo Ciccardini 

 

Bartolo Ciccardini XXI

 

ADDIO BARTOLO CICCARDINI

di Andrea Rossi

 

L’11 giugno scorso è scomparso a Roma, improvvisamente, il segretario dell’associazione nazionale partigiani cristiani (ANPC), Bartolo Ciccardini.

Adolescente e partigiano, poi esponente di spicco della sinistra democristiana, era persona mite, tenace e onesta, tenace difensore delle radici del movimento cattolico italiano. Due anni fa decise di impegnarsi personalmente, per sostenere e garantire l’esistenza dell’ associazione, depositaria della memoria di chi combattè la guerra di liberazione col fazzoletto azzurro di Enrico Mattei al collo.
Gli ultimi mesi non sono stati felici per Bartolo, che davvero fino al giorno della morte ha lottato e protestato per garantire i fondi necessari alla sopravvivenza dell’associazione, i quali sono stati dirottati altrove, in modo arbitrario e immotivato, causandogli immensa amarezza, specie per le improvvide rassicurazioni avute dai diretti interessati del (magro) beneficio.
L’eredità che lascia, in una stagione fra le meno liete per il paese e per i cattolici impegnati in politica, è quella della speranza senza cedimenti al disegno della Provvidenza, che ci fa dire, comunque, anche nel momento di maggiore sconforto “omnia in bonum”, tutto concorre al bene, comprese le cose che oggi non capiamo e che ci addolorano. Personalmente, io che sono stato il suo vice in quest’ultimo scorcio della sua esistenza terrena, posso solo salutarlo con le parole di Benigno Zaccagnini, che ANPC ricordò nel novembre 2009 a Ferrara, con un convegno per il 20° anniversario della morte:
A vég par la mi strè
incontra a la mi guéra
s’a chésch a chesch in téra
e zidèint a ch’i m’tò so.

Arrivederci Bartolo, grazie di tutto.

 

Andrea Rossi
Vice segretario nazionale ANPC

 

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BARTOLO CICCARDINI, LA POLITICA RACCONTATA AI GIOVANI

di Silvia Costa

 

Democristiano di lungo corso, grande comunicatore, Ciccardini è morto nella notte tra ieri e oggi, (11 giugno 2014), a 85 anni. Il ricordo di Silvia Costa, sul quotidiano ” Europa”

La prima immagine che ho di Bartolo Ciccardini è di lui, poco più che quarantenne, nella sede della Discussione di cui da poco era stato nominato direttore, insieme ad un gruppo di neo laureati e giovani universitari, tra cui Filippo Landi, ora corrispondente da Gerusalemme della Rai, Laura Teodori, o scout come Gigi Mastrobuono, o Alfonso Dall’Erario. Ciccardini li aveva riuniti insieme ad Antonio Bruni, giornalista e programmista della Rai, per dar vita ad una esperienza di formazione politica di giovani che, come me, avevano interesse alla cultura e alla storia dei cattolici democratici ma in una modalità libera e autogestita.

 

Mi affascinava la sua cultura storica e politica, la sua capacità di comunicare passione per le radici del pensiero e della azione sturziana, l’antifascismo dei “ribelli per amore”, il codice di Camaldoli, i giovani costituenti, la ricostruzione e il riformismo degasperiano, la grande idea della Europa unita fino alla fatica e alle sfide di quegli anni. Eravamo nel ’75, con la crisi della Democrazia Cristiana dopo l’onda lunga del Sessantotto, l’anno delle Giunte rosse nelle Regioni, del commissariamento del Movimento giovanile, della crisi del collateralismo cattolico, che avrebbe portato alla nascita della Lega democratica di Scoppola, Lipari, Gaiotti, Ardigò e altri intellettuali cattolici, critici verso la Democrazia cristiana e nel ’76 al rinnovamento guidato da Moro con Zaccagnini segretario.

 

E così Fanfani, eletto da poco segretario, aveva nominato direttore della Discussione, il settimanale fondato da De Gasperi, Bartolo Ciccardini, giovane parlamentare marchigiano ma romano d’adozione, grande comunicatore con esperienza televisiva in Rai, vivace e aperto, totalmente fuori dal soffocante gioco romano correntizio e di potere (che mai mi avrebbe attratta) e collegato con giovani professionisti, uomini di cultura e giornalisti Rai che cominciarono ad affiancarci negli incontri di piazza Sant’Ignazio: da Ludovico Incisa di Camerana a Paolo Valmarana, da Nuccio Fava a Luciano Scaffa, da Giorgio Cazzella a Carlo Fuscagni.

 

E così nasce l’idea di un giornalino autogestito, supplemento della Discussione, che si chiamo Noi giovani idee, di cui fui la prima “direttore”. È proprio attraverso questa esperienza giornalistica che entrai in contatto con il Movimento femminile Dc e con donne del calibro di Tina Anselmi, Franca Falcucci, Valeria Bernardini, Paola Gaiotti, Rosa Jervolino, Luisa Cassanmagnago.

 

Devo a Bartolo e alla sua apertura, curiosità e onestà intellettuale, amore per il confronto delle idee, alla sua pulizia morale e soprattutto alla idea nobile e alta che mi ha trasmesso della politica se poi decisi di impegnarmi in prima persona quando Franca Falcucci mi propose di impegnarmi come incaricata per le giovani nel Mf e più tardi come candidata alle elezioni comunali a Roma.

 

Ma Bartolo Ciccardini è stato anche un grande innovatore nelle successive stagioni politiche. Penso alla prima Festa dell’amicizia della Dc a Palmanova nel ’76, da lui voluta e progettata, penso alla sua proposta per l’elezione diretta del sindaco, una delle riforme più positive ed efficaci. Ma penso anche alla sua lunga battaglia per rinnovare modi e contenuti della politica condotta con Gerardo Bianco, Roberto Mazzotta e Mario Segni, che poi porterà alle riforme elettorali degli anni Novanta.

 

E accanto a questa vivacità politica, durata fino ad oggi, penso alla sua militanza nelle Acli e al suo impegno nella associazione da lui fondata, Ciao Italia, che valorizzava e coinvolgeva ristoratori e operatori italiani nel mondo.

 

Da giovane ottantenne, fiero antiberlusconiano, ha compreso a fondo le ragioni della nascita del Ppi e poi dell’Ulivo, fino alla nascita del Partito democratico, e continuava con i suoi scritti a tener viva la cultura politica riformista di ispirazione cristiana.

 

Siamo in tanti a sentirci debitori verso Bartolo e ad essere addolorati per la sua scomparsa. E voglio dirgli grazie dal più profondo del cuore, con il rimpianto di non essere riuscita in questi ultimi anni, dopo il suo ottantesimo compleanno, a rivederlo.
@SilviaCostaEU

 

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AVVENIRE 13 giugno 2014

Lutto. Addio a Ciccardini, politico acuto

di Gianfranco Marcelli

 

Un politico acuto, con una capacità a volte sorprendente di precorrere i tempi, di scrutare oltre lo scenario troppo spesso “da cortile” del dibattito quotidiano. Ma anche un cattolico davvero “popolare”, un democristiano a tutto tondo eppure senza paralizzanti nostalgie. Infine, un giornalista appassionato e curioso, sempre attento alle innovazioni anche tecnologiche (fino all’ultimo ha curato il suo periodico on line Camaldoli.org ) e con una impressionante capacità di comunicare maturata tra gli anni ’50 e ’60 attraverso la Rai.

 

Lavorò alla rivista dei giovani democristiani “Per l’azione” e al periodico culturale “Tersa generazione”, fino ad approdare nel 1970 alla guida del settimanale scudocrociato “La Discussione”, fondato da Alcide De Gasperi poco prima della sua morte.

 

Questo, ma anche molto altro è stato Bartolo Ciccardini, scomparso improvvisamente a Roma nella notte tra mercoledì e ieri. Marchigiano di Cerreto d’Esi, 86 anni, si è avvicinato all’impegno politico giovanissimo attraverso il cenacolo dossettiano. Entrò a Montecitorio nel 1968 restandovi ininterrottamente fino al 1992, ricoprendo più volte incarico di sottosegretario in diversi dicasteri. Ma anche quando ha lasciato l’impegno attivo non ha mai perso di vista il corso degli eventi, sempre con un forte senso delle istituzioni e con l’intento di offrire contributi disinteressati di analisi e di idee.

 

Tale era, del resto, il suo obiettivo, anche nei periodi in cui scontò l’ostracismo dell’establishment, proprio per l'”audacia” di certe sue intuizioni (fra tutte il progetto di una riforma in senso presidenziale dell’assetto repubblicano, che all’inizio degli anni ’70 gli appiccicò addosso un’incongrua etichetta di “destra”). L’apertura e la capacità di motivare i giovani è stata una sua caratteristica permanente così come, soprattutto in questo ultimo scorcio della sua esistenza, il desiderio di vedere i cattolici tornare a offrire alla politica un di più di passione e di capacità di spendersi per gli altri.

 

Anche nel suo ultimo editoriale di appena una settimana fa, commentando positivamente la vittoria di Matteo Renzi alle elezioni europee, Ciccardini ha rilanciato il suo monito ai cattolici “che dovrebbero smettere di franare”. In ciò aiutando, di questo era convintissimo da sempre, se stessi e il Paese.

 

Gianfranco Marcelli

 

BARTOLO CICARDINI UN POLITICO FUORI DAL CLICHE’

Bisognerebbe aspettare un po’ di tempo prima di ricordare un amico che ci ha lasciati. L’emozione talvolta fa brutti scherzi, ti imprigiona e spesso non ti permette di far emergere con lucidità quello che deve essere conservato e trasmesso. E ciò vale per Bartolo Ciccardini. Definirlo un politico è riduttivo, perché era molto di più e paradossalmente molto di meno: sicuramente cantava fuori del coro. Già il suo modo di vestire, policromo nelle giacche e cravatte, lo distingueva dalla massa anonima e indistinta dei grigiobluvestiti. Una policromia che era anche al fondo del suo pensare, fatto di anticipazioni, guizzi di idee e progetti che lo portavano ad essere avanti a tutti, a farlo marciare fuori del gregge senza mai venir meno alla coerenza e fedeltà ai principi, che notoriamente mancavano ai molti che seguivano sempre il passo del capo di turno. Il suo percorso parte da molto lontano, dalla Resistenza, dall’impegno nel Movimento Giovanile della Dc e da esperienze di lavoro, anche se un lavoro privilegiato e non alla portata di tutti, Eni , Rai ed altro. Ma quelle esperienze lo avevano arricchito: un valore aggiunto al suo modo di fare politica. La sua biografia è nota a chi è vissuto nella e di DC. Il vero obbiettivo ora è recuperare tutto il nuovo che c’era nel pensiero e nell’agire di Bartolo Ciccardini. Il mondo cattolico, intendendo tutto, dalla Chiesa alla Dc, all’associazionismo ecclesiale e a quello sindacale, è riuscito in questi ultimi vent’anni a dilapidare un patrimonio costruito con sacrifici, difficoltà, incomprensioni, odi e vendette, interessi spesso personali e squallido carrierismo. Sempre analizzando la biografia di Bartolo Ciccardini, specularmente, si possono individuare i momenti del passaggio da un periodo politico all’altro della DC e nelle sue intuizioni il confronto con l’arretratezza, il conservatorismo e l’infingardaggine dei più. Diciamolo subito, Bartolo Ciccardini non era un leader e mai ha cercato di esserlo. Ma non era nemmeno un “grand commis”, così definito da un quotidiano di area. Bartolo Ciccardini non ha mai messo a disposizione di altri la sua indipendenza, l’ autonomia di pensiero e le scelte, non è mai stato un “commesso”, seppur “grande”. Anzi con acutezza, spesso non ripagata dai risultati, ha “sfruttato” le collaborazioni per raggiungere obbiettivi di cambio, di modernizzazione, come era di moda dire negli anni sessanta. Spesso in Bartolo Ciccardini si percepiva un senso di solitudine, ma mai di sconforto o voglia di mollare e ciò non frutto di “superbia intellettuale”, malattia non rara in molti ambienti di area cattolica. Non era nemmeno un fanatico del fare, tanto per fare. Anticipatore, nel linguaggio, nella formazione, nella comunicazione e nell’ immaginare politiche nuove. Qualcuna delle sue iniziative precedevano i tempi, quei tempi che in politica non sono mai maturi, nella DC poi!! E ciò gli costò non poche delusioni. Bartolo Ciccardini non ha mai mollato, fino agli ultimi giorni della sua vita, giorni dedicati ai valori della Costituzione, della Resistenza con il rilancio dell’Associazione partigiani cristiani. Ha concluso il suo viaggio terreno, là dove lo aveva iniziato.

 

Angelo Sferrazza

PS. Ho incontrato per la prima volta Bartolo nel 1958. Il comitato provinciale DC di Pesaro mi aveva mandato a Roma a seguire un corso di formazione per propagandisti in vista delle elezioni politiche. Erano i tempi di Fanfani e de “Il Centone” e di Franco Maria Malfatti. Mi ha chiamato un anno a far parte del Direttivo Nazionale dell’Associazione Partigiani Cristiani. Dal ’58 in poi ho avuto infiniti rapporti con Bartolo nel “lavoro di partito”, in numerose iniziative politiche e a La Discussione.

 

 

UNA NOTA SU ” I CATTOLICI E LA POLITICA E L’ITALIA”

di Massimo Cortese

Fare la recensione del libro “I Cattolici la Politica e l’Italia”, a poche ore dalla scomparsa dell’onorevole Bartolo Ciccardini, non è cosa facile, ma ci proverò: d’altra parte, glielo avevo promesso. Il testo si divide in due parti: la prima, resa possibile dalla testimonianza di Ciccardini, affronta la presenza dei Cattolici in Italia attraverso l’espediente, elementare ma efficace, della domanda e risposta.

Abbiamo quindi 34 quesiti, che coprono il periodo che va dal Risorgimento allo scioglimento della Democrazia Cristiana.

D’altra parte, Ciccardini è stato un testimone d’eccezione, ha vissuto pienamente il periodo esaltante della partecipazione dei cattolici alla vita politica italiana, fino alla fine di quell’esperienza, caratterizzata dalla crisi della partitocrazia e dall’affermarsi di Mani Pulite. Ho trovato ammirevole la critica alla Democrazia Cristiana, quando viene detto, a fine pagina 63, che la sua trasformazione avviene quando da partito rappresentativo della società diventa partito padrone. La pagina di diario sulla giornata del 16 marzo 1978, relativa al rapimento dell’onorevole Aldo Moro, ci consegna una immersione totale su un momento drammatico per il Paese. La seconda parte del libro, scritta da Andrea Paris, ripercorre il momento storico intercorrente tra l’avvento del fascismo e la conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II.

Il richiamo all’impegno dei cattolici alla vita politica nazionale ha sempre caratterizzato la vita dell’onorevole Bartolo Ciccardini: avendolo conosciuto in questi ultimi tempi, ho apprezzato il tono semplice, garbato, ma anche deciso e colorito con cui affrontava le varie questioni, e questo libro ne è una conferma.

Massimo Cortese